I pericoli dello user-generated content: l’errore di Shell

Nell’era della condivisione e della personalizzazione online dei contenuti da parte degli utenti, è nata una speciale gara per coinvolgere le masse nella generazione di contenuti ed idee per sponsorizzare la propria azienda

L’effetto positivo è quello di generare curiosità, di avvicinare persone alle brand e di godere (gratis) di ottime idee, condivisioni e contatti.

Il rovescio della medaglia è che online si deve star attenti prima di coinvolgere le persone nella reazione di contenuti altrimenti si rischia di lanciare, sulla rete, un pericolosissimo boomerang visibile a milioni e potenzialmente milardi di users.

E’ quello che è successo a Cynar (vedi articolo https://francescosupino.wordpress.com/2013/06/08/facebook-marketing-cosa-non-fare-lepic-fail-di-cynar/ )

Se poi sei una multinazionale dalla coscienza non proprio limpida allora ecco che il pasticcio è servito!

Ciò che è capitato a Shell è stato causato da un mix di superficialità e corsa allo user content generated sfrenata (è una moda oramai) visto una brand simile non avrebbe avuto comunque alcun plusvalore grazie ad una simile campagna (anche se fosse riuscita bene).

L’iniziativa boomerang dal titolo Let’s go public (http://arcticready.com/social/gallery) è degenerata dando vita a contenuti tutt’altro che positivi :

ImmagineImmagineImmagineImmagineImmagine

Questa voce è stata pubblicata in Critica costruttiva, Marketing & Communication - Social, Guerrilla & Ideas e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento