Dario Cecchini: macellaio, ristoratore, formatore, poeta e… genio del marketing.

Dario Cecchini il macellaio (e poeta) più famoso al mondo grazie a … la mucca pazza

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Il poeta della carne e della bistecca alla Fiorentina, nel periodo della mucca pazza, quando la Fiorentina venne bandita dall’Unione Europea, diventò famoso per una poesia che parlava della bistecca perduta.

 

Nome: Dario Cecchini. Professione: Macellaio.Così si presenta nei suoi biglietti da visita uno dei più conosciuti protagonisti del mondo della “ciccia”.

Orgoglioso della professione di famiglia (da 8 generazioni) che gli ha dato notorietà ed attenzione continua a fare il macellaio con umiltà e dedizione tanto da guadagnarsi un posto nelle mete da visitare consigliate dai tour operator Americani facendo compagnia addirittura agli Uffizi!

Oggi però non è solo quello, è anche formatore (con iniziative peraltro molto costose!), ristoratore e filosofo della carne!

Di Dario Cecchini si possono dire molte cose, ma l’essere banale non è nelle sue corde!

L’imprenditore è nato a Panzano nel 1955, macellaio da generazioni aveva intrapreso gli studi di veterinaria abbandonati a causa della prematura scomparsa del padre e della madre per portare avanti la famiglia buttandosi a capofitto nella bottega.

Oggi Cecchini è sinonimo di personalità e garanzia di qualità, nonostante uno scandalo sulla carne avariata.

Sono passati oramai anni dall’epoca della “mucca pazza” e delle sue letture dantesche che suscitarono tanto interesse di giornalisti nostrani e non.

Chi viene per la prima volta in bottega lo fa anzitutto per conoscere Dario, che da sempre accoglie i suoi clienti con un bicchiere di chianti rosso che lui stesso produce e col pane toscano spalmato di burro del Chianti (la crema di lardo lavorato con erbe e aglio) o irrorato d’olio (anche questo di produzione propria).

“L’accoglienza per me è sacra, ed è sempre una gioia” sostiene Cecchini; infatti la macelleria sempre in festa non è mai vuota!

La carne che vende è di provenienza spagnola che, a dispetto della tanto millantata “toscanità” e dei prodotti tipici di produzione propria, sostiene essere la migliore.

Dalla tradizionale fiorentina al sushi del Chianti passando per il tonno del chianti (cosciotto di maiale bollito lentamente con vino bianco).

Una delle particolarità della bottega è che spesso vengono ad aiutare il Cecchini anche i personaggi più svariati, che magari nella vita fanno tutt’altro.

Sono molti oggi i ristoranti che servono con orgoglio la carne di Dario Cecchini, sposando quindi l’effetto alone del mito costruito dal macellaio del Chianti; ma qual è il plusvalore della sua carne?

Qualità a parte (in Italia ci sono tanti buoni macellai ed ottime carni, anche nella zona dove opera proprio Cecchini) il plus è Cecchini stesso con le sue doti di comunicatore ed il suo essere variopinto “personaggio” il tutto accelerato ed arricchito dal “Marketing della bistecca” di cui lui stesso è stato pioniere e che lo ha elevato e tirato fuori dall’anonimato del settore.

Dario si mette continuamente in gioco, e così, quando la bottega cominciava a non bastare e sono nati così i ristoranti: lui dice di avere aperto la casa del macellaio, ma in realtà ha fatto della sua carne un brand.

Dal concetto del “non spreco” nasce la teoria della “Vacca Intera” che Dario descrive alla perfezione:

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“Il macellaio è l’anello più delicato della catena del cibo. Si uccide per mangiare. Dobbiamo assicurare agli animali una buona vita, una morte pietosa, e non sembri blasfemo. All’animale dobbiamo rispetto. Quello che cerco di spiegare è che non c’è un taglio più o meno buono, non c’è solo filetto. Tutto è ottimo se cucinato a dovere. Penso che con un po’ di buon senso si può usare tutto al meglio, senza spreco.”

Frutto di queste parole sono i suoi ristoranti nei quali potrai gustare specialità, ovviamente a pagamento, realizzate anche con “scarti” come nervetti, grasso e parti non gradite alla clientela e che gli utenti stessi del ristorante getterebbero tra tranquillamente nei cassonetti.

Valorizzazione dello spreco, poi se si riesce a far soldi, beh tanto di cappello!

Dal  rispetto nasce il “Menù vegetariano” realizzato con prodotti locali che trova la sua spiegazione nel rispetto della diversità e delle persone.

I RISTORANTI: Tre diverse proposte

Nel luglio 2006 ha aperto il ristorante “Solociccia” proprio di fronte alla macelleria; questa la premessa: “Lasciate ogni speranza voi che entrate, siete nelle mani del macellaio!”

Dopo un paio di anni, al piano superiore della macelleria è entrata in funzione l’ “Officina della Bistecca” assieme al fast food MacDario.

Si tratta in realtà di posti vicini ma totalmente diversi tra loro, da Solociccia si esalta infatti il gusto di tagli “poveri” coerentemente con la teoria della vacca intera e del non spreco; da MacDario con soli 10 euro puoi essere servito rapidamente e gustare piatti semplici e leggeri, mentre l’Officina della Bistecca credo non abbia bisogno di presentazioni!

Così come è trasparente la provenienza della carne, così sul sito sono disponibili i menù con tanto di prezzi.

La storia di Dario dovrebbe farci capire che spesso valorizzare il territorio e le cose semplice può portare anche denaro e notorietà, purché si sappia pensare fuori dal coro e valorizzare ogni risorsa.

E allora “VIVA LA CICCIA!”

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ANTICA MACELLERIA CECCHINI
Via XX Luglio, 11 Panzano in Chianti Firenze
Tel. 055 852020 – Fax 055 852700
Aperta lunedì, martedì, mercoledì, giovedì e domenica dalle 9 alle 14 – Venerdì e sabato dalle 9 alle 18

SOLOCICCIA
Aperto giovedì, venerdì e sabato alle 19 – Domenica alle 13
(Si consiglia la prenotazione e la puntualità, tutti i tavoli vengono serviti contemporaneamentei)

OFFICINA DELLA BISTECCA
Aperto lunedì e giovedì su prenotazione – Martedì, venerdì e sabato alle 20 –  Domenica alle 13
(Si consiglia la prenotazione e la puntualità, tutti i tavoli vengono serviti contemporaneamentei)

MAC DARIO
Aperto dal lunedì al sabato dalle 12 alle 15
Senza prenotazione.

 

“O Fiorentina, noi d’ogni piatto ti vogliam regina. Con l’osso, perché “senza” sei diversa! Come una porta senza la traversa, come la panca senza il suo Cittì, tu cambi serie, e scendi in serie Bì.

O Fiorentina, andavi in campo, ed eri sbarazzina. Nutrivi le ambizioni di chi vale. Nutrivi. Co’ umpo’ d’olio e unpo’ di sale. Intorno all’osso o intorno al centrocampo: ancora nel ricordo, godo e avvampo.

Giostrava Baggio, creava dio-Antognoni, Hamrin correva, e aveva tre polmoni. Rui Costa facea lanci dalla Futa, stampava gol a mucchi Batistuta. Toldo parava, e no, non c’eran cristi, geometrizzava i corner zio De Sisti.

Che Fiorentine! Che gusti d’altri tempi! Profani ai pii, santissimi per gli empi. Gusti con l’osso, gusti per davvero, gusti da tosti, gusti da due a zero. Viola la maglia, carne bella rossa, al sangue, forza viola, alla riscossa!

Ma poi cos’è successo, mia diletta? Eri una squadra? Diventi una squadretta. Eri bistecca? Diventi cotoletta. Eri una viola, e sei una mammoletta… L’osso ti han tolto, ti han tolto soldi e gioco. T’han fatto invertebrata, a poco a poco.

Ed or che sei sanz’osso, spalle al muro, pur’io mi sento moscio, e poco duro. Esile squadra, carne troppo magra… Ormai pasteggio solo col Viagra. E la mia donna, a cui do poco o nulla, pur’ella cita…dante, e mi par grulla.

Parafrasa la Pia de’ Tolomei. E piange: “Dario, di che sponda sei? Senza di te la sorte è bieca e ria. Ricordati di me che son la Fia… O come dici, or che tu’ se’ n’Europa… Ricordati di me che son la Topa.”

A questo riduceste un’omo rude, o Fiorentine, così loffie e ignude! A questo riduceste un macellaio, ed un tifoso da non farne il paio! Un omo perdavvero di gran razza, se non vi fusse stata mucca pazza…

Un omo con il maschio in tutti i pori, se non vi fosse stato Cecchi Gori! Il piatto piange, piange la miseria. Non vale lui, non vale la Valeria. Che fai tu Luna, dimmi un po’ che fai? Che fai Vittorio? Quando te ne vai?

Ridateci la nostra Fiorentina! La squadra e la bistecca sopraffina. Mucche vogliam, vogliamo gioca-tori, usi a lottare, e a farci venir fuori… Dell’astinenza abbiam piene le palle, vogliamo uscire a riveder le stalle.

Garrisca a’ i’ vento, i’ labaro viola! Viva lo Chianti, e no la cocacola! Viva i fagioli e viva la bistecca, viva chi sa peccare e infatti pecca. Levatemi di torno chi si doglia, di fare funerali ‘un ciò più voglia.

O Fiorentina mia, ritorna presto… Ricordati che solo tu fai testo. Ricordati che il genovese mesto, la bocca sollevò dal fiero pesto. Ricordati che il milanese scotto, trangugia stanco un misero risotto.

Ahi riso, vituperio delle genti! Vogliam ben’altro da metter sotto i denti. Ricordati che ad Alba sono stufi, di fare colazione coi tartufi. E pensa alle Pugliesi, si, costrette, a far la dieta fissa d’orecchiette.

Tornate Fiorentine, belle entrambe, coi piedi buoni, e buone anche le gambe. Tornate con le vertebre sul collo, e senza brutti virus nel midollo. Lo spirito e la carne non si perda. E sempre forza viola e juve me..a.”

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