Gli effetti collaterali dei social media: la bambina chiamata #Hashtag

Gli eccessi del genere umano non hanno limiti (così come la stupidità del genere – cit. A. Einstein) ed è così che in Egitto nel 2011 un bambino venne, sua sfortuna, chiamato Facebook.

In America, dove non vogliono mai sentirsi meno “innovativi” degli altri, è nata invece Hashtag, una bambina di 3,6 kg. i cui genitori sono ovviamente heavy users del social network Twitter.

Cos’è un Hashtag?

Banalmente è l’unione delle parole hash (cancelletto) e tag (etichetta); essi sono utilizzati principalmente come strumenti per permettere agli utenti del web di trovare più facilmente un messaggio collegato ad un argomento e partecipare alla discussione, ma anche per incoraggiare a partecipare alla discussione su un argomento indicandolo come interessante.

Creando una concatenazione di parole particolare si può etichettare in modo preciso un argomento.

Gli hashtags sono stati utilizzati per la prima volta nell Internet Relay Chat, tuttavia un uso massicio degli stessi è legato a Twitter.

 

Che bisogno c’era di chiamare così il frutto del proprio amore?

A voi la risposta!

L’importante è che la bella bimba goda di buona salute, sul resto stendiamo un velo impietoso!

 

Che queste nuove mode arrivino presto in Italia sostituendo l’usanza radicata nel Sud di dare il nome del nonno paterno al figlio per tramandare l’omonimia?

 

Immagine

in foto una simpatica pubblicità di AKUEL

 

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